A Perugia, nella Galleria Nazionale dell’Umbria, è custodita una notevole raccolta d’arte che il Comune di Perugia ha avuto in dono nel 1999 da Valentino Martinelli, l’insigne studioso romano che tenne la cattedra di Storia dell’Arte Medioevale e Moderna nell’Università di Perugia dal 1962 al 1975.
All’interno di questa raccolta, interamente dedicata all’arte barocca (campo di studio largamente coltivato da Martinelli), esistono tre ritratti, interessanti declinazioni dell’ Autoritratto di Velazquez conservato nella Pinacoteca Capitolina di Roma ma al tempo stesso riproposizioni del gusto pittorico berniniano. Per rendere omaggio alla figura di Martinelli e riaprire uno dei tanti problemi che hanno appassionato (a cominciare dallo stesso Martinelli) e appassionano tuttora la critica berniniana, il Collegio del Cambio metterà insieme nove opere tra loro saldate da un filo logico e coerente.
Delle tre opere conservate nella Galleria Nazionale dell’Umbria, la prima, considerata dallo stesso Martinelli del carrarese Carlo Pellegrini, un allievo di Gianlorenzo Bernini morto nel 1649, ha un livello di qualità decisamente alto e dimostra la fortuna che l’ Autoritratto di Velazquez della Pinacoteca Capitolina incontrò in ambito berniniano.
La seconda di anonimo pittore romano della metà del Seicento, conferma la fortuna e la diffusione del modello velazqueziano, in questo caso riproposto con estrema fedeltà. La terza è una bella rivisitazione del quadro capitolino realizzata nel 1876 dal pittore veneziano Luigi Quarena. Le tre opere della Collezione Martinelli saranno esposte accanto all’ Autoritratto di Velazquez della Pinacoteca Capitolina.
E’ questo un modo per rilanciare il dibattito sulle relazioni e sulle reciproche influenze intercorse tra Bernini e Velazquez i quali possono essersi conosciuti (e frequentati) al tempo del primo viaggio in Italia del maestro spagnolo, nel 1629-1630 (il secondo viaggio di Velazquez in Italia risale al 1650).
Scrive Tomaso Montanari a tale riguardo (2007): “Non è agevole stabilire da quale parte penda la bilancia del dare e dell’avere nel rapporto tra questi artisti, coetanei ed egualmente grandi: è indubbio come Velazquez in questa fase abbia ancora da imparare dal collega italiano sotto il profilo stilistico. Ed è probabilmente la conoscenza dei ritratti berniniani che indirizza lo spagnolo verso un taglio vitale e presente delle mezze figure (un problema che Bernini ha già risolto brillantemente nei busti in marmo)…
Ma nello stesso tempo, Bernini comprende, grazie a Velazquez come far virare i propri autoritratti da una rappresentazione esteriore di vita e movimento, a un’acuta e malinconica meditazione sulla propria interiorità. L’italiano, che osservava il suo modello in moto e in attività per rubarne l’individualità fisica, si trova ora a imparare dallo spagnolo, che costringeva il suo a estenuanti ore di posa in cui scandagliarne l’essenza psicologica: sarà una lezione che modificherà per sempre la ritrattistica di Bernini, e presto un’ombra di malinconia velerà i ritratti di Urbano VIII, come già quelli di Filippo IV”.
Per valutare a fondo il discorso degli influssi di Velazquez su Bernini (fu lo stesso Martinelli a scrivere che “è la conoscenza dei ritratti velazqueziani che ha permesso al Bernini di superare il cromatismo venezieggiante d’un Sacchi e i compromessi di un Poussin, e di risolvere quei problemi di volume e luce che già il Lanfranco e il Guercino gli avevano proposto”), accanto al “trittico Martinelli” e al prototipo capitolino verranno esposti l’Autoritratto a mezza figura di Bernini della Galleria degli Uffizi e l’ Autoritratto di Velazquez sempre agli Uffizi.
A testimonianza della grande fortuna avuta dai prototipi berniniani (a loro volta ispirati al dettato velazqueziano) compariranno in mostra anche l’ Autoritratto del Museo del Prado (che Tomaso Montanari ritiene di un anonimo seguace del Bernini – secondo Martinelli un “non finito” di Gianlorenzo) e l’ Autoritratto del Musée Fabre di Montpellier (anche questo ritenuto da Montanari di un anonimo seguace del Bernini – secondo Martinelli “forse del Bernini”).
In mostra figurerà anche il bellissimo Autoritratto di Gian Lorenzo Bernini che disegna della Collezione Koelliker di Milano.